“Lupo, come hai fatto a non farti addomesticare?”
“Cosa non ho fatto, caro amico cane. Non ho tradito il mio istinto, non ho voluto abbandonare i miei boschi e soprattutto non ho lasciato che decidessero gli altri al posto mio.”
“Non è male, sai, essere addomesticati. Si è protetti dal pericolo, si ha sempre del cibo, si ha un buon legame con l’uomo.”
“Ma non sei libero e la libertà per un lupo è tutto. Doversi difendere dall’uomo, dagli altri animali, dal freddo e cacciare per procurarsi il cibo sono degne fatiche della libertà. Un lupo o è libero o è già morto perché il fuoco che ha dentro, senza libertà, si spegne.”
“Lupo, raccontami di questo fuoco acceso.”
“E’ questo fuoco che ci fa ululare alla luna, che ci fa percorrere lunghi tragitti nel bosco, che ci fa accoppiare e compiere rituali antichi nel branco.”
“Come si fa ad accendere questo fuoco?”
“E’ già dentro di te amico cane. Sei tu che decidi se mantenerlo acceso o spento, se essere libero o prigioniero, se ascoltare il tuo intuito o la tua mente. Io sono un lupo e non ho scelta: ho bisogno del mio fuoco per vivere.”
“Senza questo fuoco non si può vivere?”
“Si può vivere. Ma non canterai mai alla luna e alle stelle, non sarai feroce quando è il momento di esserlo e dolce e affettuoso quando è il tuo istinto a suggerirti di arrenderti, non potrai mai vivere la potenza del branco ed assaporare cibo vero. Ma soprattutto non riuscirai mai a vedere nel buio, che è una delle caratteristiche più sacre del lupo.”
Elena Bernabè
Ho bisogno del mio fuoco per vivere
Dipinto di Vasil Woodland